Una ruga sulla terra by John Christopher

Una ruga sulla terra by John Christopher

autore:John Christopher [Christopher, John]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Digitalizzato e impaginato da stevenlob Aggiunte, copertina e prima pagina., 0803 URANIA (fantascienza)
pubblicato: 2011-07-20T21:08:27+00:00


La mattina dopo fu Billy a svegliarlo. Vedendo il bambino fermo sulla soglia, il legno e il metallo lucido, la vividezza della luce elettrica, Matthew dimenticò per un attimo tutto quello che era successo. Ma durò solo un attimo. Non appena tornò alla realtà, pensò a Jane con lo stesso acuto dolore di sempre. Cercò di sorridere a Billy.

«Ehi, salve!» gli disse. «Che ora è?»

«Non lo so. Sono sveglio da un pezzo.»

Matthew guardò dall'oblò. «Il sole è alto. Sarà ora di fare colazione. Hai fame?»

Billy annuì. «Ho visto il capitano» disse poi.

«Ah, sì?»

«L'ho salutato, ma non mi ha risposto.»

«Forse era distratto. Mi dai la camicia, per favore?»

Si lavò e si vestì, e poi andò in cambusa insieme a Billy. Skiopos era in-ginocchiato per terra, intento a lavare il pavimento.

«Buon giorno, capitano» salutò Matthew, ma Skiopos non alzò neanche gli occhi, e continuò a comportarsi come se fosse solo. I pantaloni di tela bianca erano tutti gualciti, e sopra portava solo una canottiera. Matthew notò che aveva una chiazza di calvizie proprio alla sommità della testa.

Quell'uomo era certamente uno psicopatico; forse aveva già una tenden-za alla pazzia, e la catastrofe aveva fatto precipitare la situazione. Così si spiegava perché fosse rimasto a bordo mentre tutti gli altri se n'erano andati, e perché fosse tanto fanatico dell'ordine e della pulizia. La cordialità con cui li aveva accolti al loro arrivo poteva essere spiegata con un periodo di normalità, mentre adesso era in piena crisi. Oppure, era in grado di accogliere ancora le intrusioni del mondo esterno, ma le escludeva dalla mente non appena turbavano le fantasie in cui si era rifugiato.

Era dunque pazzo, ma apparentemente innocuo. Se non si accorgeva di loro quando parlavano, probabilmente non avrebbe badato anche se avessero fatto qualcos'altro.

Billy era perplesso e un po' impaurito. Matthew gli batté sulla spalla e disse: «Ci prepareremo la colazione da soli. Sei capace di friggere la pancetta, Billy?»

Trovarono la pancetta nel frigorifero e il pane nella dispensa. Skiopos continuò a ignorarli. Mentre loro due mangiavano, il capitano finì di pulire il pavimento, andò a lavare stracci e scopa nel lavandino, poi li ripose in un armadio, e se ne andò, forse a fare la sua passeggiata quotidiana.

Dopo che la porta si fu chiusa alle sue spalle, Billy chiese: «Che cos'ha il capitano, signor Cotter?»

«Ha il cervello malato.»

«Come mamma Lutron?»

«Pressappoco.»

«Ci ha guardato come se non ci fossimo!»

«Già.»

La pazzia di Skiopos non influiva sulla situazione, perché Matthew non aveva mai pensato di fermarsi a lungo sulla nave. Tuttavia aveva previsto di rimanere alcuni giorni, per mangiare bene e riposarsi. Adesso, però, la prospettiva non gli andava più tanto.

Cosa sarebbe successo quando la realtà si fosse imposta in quel micro-cosmo autosufficiente? Quando il generatore non avrebbe funzionato, e le luci si sarebbero spente? Skiopos avrebbe continuato a rimanere a bordo, magari a fissare lo schermo spento nella sala buia popolata dai suoi fantasmi? E poi sarebbero finite anche le scorte dei viveri, e sarebbe cominciata la fame. Ma forse, nemmeno allora l'uomo avrebbe abbandonato la sua na-ve.



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